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Effetto Mozart e Musicoterapia

Hai mai sentito parlare di un certo Effetto Mozart? Si tratta di una teoria scientifica, che ha causato
diverse controversie, secondo la quale l’ascolto della sonata in re Maggiore per due pianoforti KV
448 di Wolfgang Amadeus Mozart è in grado di provocare un temporaneo aumento delle capacità
cognitive.
Una delle prime sperimentazioni sull’effetto Mozart avvenne nel 1988 a cura del neurobiologo
Gordon Shaw e un suo studente, i quali hanno scoprirono che le cellule nervose sono collegate tra
loro con altri gruppi di cellule che si attivano in base a specifici ritmi musicali.
Lo studio venne ripreso e ampliato da Frances Rauscher e Katherine Ky nel 1993 e fu ribattezzato
“Effetto Mozart”. L’esperimento vide la suddivisione di 3 gruppi di persone. Il primo gruppo ascoltò
la sonata in re Maggiore di Mozart (KV 448), un secondo gruppo ascoltò il “nastro di rilassamento”,
mentre il terzo gruppo fu sottoposto a 10 minuti di silenzio. Subito dopo, a tutti i gruppi venne
somministrato il test di Stanford-Binet, che prevedeva la misurazione dell’intelligenza spaziale. Il
primo gruppo registrò un aumento di 9 punti rispetto al secondo e al terzo gruppo. L’aumento del
QI, però, era solo transitorio e relativo ai 10/15 minuti dopo l’ascolto.
Le ricerche andarono avanti e l’effetto Mozart venne applicato su più campioni, i quali portarono
sempre allo stesso risultato: un aumento del Quoziente Intellettivo Spaziale e una correlazione tra lo
stesso e i soggetti che preferivano ascoltare musica classica abitudinariamente.
Nel 2001, un noto professore Londinese, John Jenkins, pubblicò un articolo contenente i suoi studi
sull’effetto mozartiano. Facendo ascoltare la sonata in Re Maggiore ad alcuni pazienti epilettici, notò
una drastica diminuzione degli attacchi, sia negli adulti che nei bambini.
Attualmente l’effetto Mozart viene adottato durante alcuni laboratori di Musicoterapia sia con adulti
che bambini e mira a stimolare l’orecchio e il sistema nervoso per integrare vari aspetti del
comportamento e dello sviluppo umano. Ma perché proprio Mozart? Sugli effetti prodotti da Mozart
ci sono diverse correnti di pensiero: alcuni studiosi ritengono che questo dipenda dalle tonalità usate
e dall’insistenza su una particolare nota, il SOL di 5^ ottava; altri ritengono che la chiave sia nella
periodicità della struttura mozartiana.
L’effetto Mozart, quindi, porta all’aumento dell’elasticità dei circuiti neuronali della corteccia
cerebrale, rafforzano le abilità creative tipiche dell’emisfero destro e associate al ragionamento
spazio temporale. È per questa ragione che ancora oggi quest’effetto trova campo applicativo
nell’ambito della Musicoterapia.

Curiosità

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