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Narciso: tra mito e patologia

Nel terzo libro delle Metamorfosi, Ovidio parla di Narciso, un bellissimo giovane, figlio della dea
Liriope. Poiché possedeva grazia e bellezza, veniva amato e corteggiato da giovani e fanciulli.
Tuttavia, Narciso tendeva a disdegnare ogni attenzione, non curandosi del dolore che provocava
nell’altro. Anche la ninfa Eco, condannata da Giunnone a non poter parlare, ma a ripetere solo le
ultime parole del suo interlocutore, si innamorò perdutamente del giovane sino a farsi consumare,
tanto che di lei rimarrà nient’altro che la voce. Le ninfe, così, chiesero a Nemesi, la dea della
vendetta, di punire Narciso. Così fu fatto e Narciso cadde vittima della sua stessa bellezza: si
innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua e morì cadendovi dentro.
Il mito di Ovidio è stato ripreso nell’ambito della psicologia per definire il narcisismo come
condizione psicologica che può portare o ad un disturbo di personalità o ad un’organizzazione non
patologica della stessa.
Il termine “narcisista” fa riferimento ad una caratteristica della persona che possiede un’elevata
stima di sé ed esterna verso l’altro una forma di sicurezza ed egocentrismo. Questi aspetti non vanno
letti con un’accezione necessariamente negativa, bensì possono connotare delle caratteristiche
individuali funzionali al soggetto e che non implicano situazioni di disagio a livello relazionale e
sociale.
Quando il narcisismo diventa patologia? Il narcisismo va letto analizzando sia il grado con cui una
certa caratteristica si presenta (quanto tendo a soddisfare i miei bisogni o desideri?) e sia valutando
l’equilibrio tra attenzione verso sé e attenzione verso l’altro (quanto è importante l’altro e cosa sta
provando in questo momento?). Esso viene classificato tra i disturbi di personalità e ha come
caratteristica di base quella di mascherare insicurezze attraverso un’eccessiva valutazione di sé, in
frasi come “io sono molto più bravo in questo, io posso ottenere questo, io sono un passo in
avanti…”, e continue conferme da parte dell’altro, il quale diventa uno strumento utile a mantenere
alta l’immagine di sé, con continue svalutazioni, come “tu non hai la mia stessa fortuna, non ti
capiterà più trovare una persona come me nella tua vita, tu non otterrai i miei stessi traguardi, tu hai
delle serie difficoltà, è tutta colpa tua!”.
I soggetti narcisisti tendono a sovrastimare i propri talenti e le capacità per raggiungere degli
obiettivi, esasperano ed esagerano narrando i propri successi e ritengono di essere unici, speciali,
superiori agli altri. Hanno fantasie di grandi successi, si considerano molto intelligenti e degni di
prestigio e riconoscimento sociale, andando a denigrare e svalutare l’altro poiché non possiede le
loro stesse caratteristiche e mai potrà possederle. Il narcisista, inoltre, ha grosse difficoltà ad
instaurare una relazione stabile e funzionale di coppia, poiché tende a prevaricare l’altro e a non
porsi in modo empatico nei bisogni del partner. Stessa cosa avviene con i rapporti di amicizia, i quali
vengono instaurati nell’ottica del controllo e della manipolazione, con lo scopo di fornire lustro alla
persona narcisista e non per puro legame relazionale.

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